Salve amici, ci son momenti che di colpo colpiscono alle spalle. Difficile che tu sia preparato. E allora devi scegliere. Ovviamente senza barare e neppure incensare. Stanotte la spalla destra bruciava. Non un dolore insopportabile, no. Ma un lamento che invocava ascolto. Infiammata. Pur se non bruciava. Fare certi conti con la realtà è antipatico oltre che umiliante. Ho passato quasi l’intera notte a rimuginare. Da una parte io l’invincibile armada che niente e nessuno potrà mai scalfire. Dall’altra sempre io che mi osservavo con sguardo sconfitto ma non arreso. Che faccio mi chiedevo di continuo graffiandomi l’anima dove il mio orgoglio scalpitava senza sosta. Il braccio destro è stato da 70 anni la cassaforte della mia autonomia e indipendenza. La spalla soffre di tendinite mentre la manina di artrosi. Continuare ad essere autonomo e indipendente vuol dire banalmente tenere buoni spalla e mano. In altre parole evitare sforzi eccessivi. Ovverosia smetterla recitare l’invincibile armada. Ma visto che è stata proprio questa la veste che mi ha sempre spinto avanti nella vita riuscire a farcela non è per niente facile. Anzi, a volte sa tanto di impossibile…alla fine comunque ho scelto di ritirarmi. Ossia tornare a casa. E quello che veniva fuori era una incredibile stranezza. Scritta anni e anni fa. Gli sconfitti ci provano sempre i perdenti rinunciano sempre. Sto forse consolandomi? O c’è magari una possibilità in cui la sconfitta sia l’emblema piena della dignità?