Ho preso la Compostela, e son rimasto li a fissarla a lungo.
Mi hanno piano piano sommerso pensieri e parole che ho rimestato a lungo durante il cammino. Una di queste è maturità, riferita soprattutto al fatto che ho fatto più fatica a fare sto cammino. E mentre rimestavo è venuto fuori il Vincenzo che più capisco, a cui non va proprio essere maturo.
E poi cosa mai vuol dire essere maturo? Cos’è sta benedetta maturità?
È solo l’abito per bene per coprire la propria resa e io ad arrendermi non ci penso proprio, rifarò il cammino a costo di schiattare. Ma non mi va di essere maturo.
Amo la strada, lei mi ha cresciuto: ho mangiato per strada, ho dormito per strada, ho pianto e riso per strada, ho amato e tradito per strada.
La strada mi ha amato e ballato, mi ha scartato e ingannato.
Ma mi ha sempre poi ritrovato.
Maturo, è una parola che spesso suona di fine ancor prima di morire.
Io preferisco invece continuare ad essere se il caso ridicolo e patetico, perché solo così si è del tutto innamorati della vita e solo cosi lei ti spalanca la sua impossibile bellezza.
Dove gli sconfitti ci provano sempre, mentre i perdenti rinunciano sempre.
Rifarò il cammino, non fosse che per quell’attimo fuggente di fronte alla Cattedrale in cui il cuore s’è arrestato per abbracciare Vincenzo.
Parole sagge come sempre
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